Nessun requisito particolare, tranne uno: tollerare la vista del sangue. L’identikit del volontario 118 “ideale” finisce qui. O meglio comincia. Il resto è una storia tutta umana, prima che sanitaria, che si intreccia con i mille nodi di vite normali, eppure speciali.Quelle di uomini e donne che prestano parte del loro tempo, fuori dagli orari di lavoro e fuori di casa, per garantire alla comunità un servizio vitale. Nel senso più stretto della parola. La morte, infatti, li ha incrociati tante volte: sulle strade, nelle auto, nei letti delle abitazioni private. E tante volte, forse non tutte, il loro intervento con l’ambulanza è stato provvidenziale. E lo è ancora di più da ottobre dell’anno scorso, quando la postazione 118 di Laterza è stata dotata di medico 24 ore su 24. Certo, manca ancora un’altra figura professionale, quella dell’infermiere, ma i numeri sono già eloquenti: dai 416 interventi del 2005 si è passati ai 502 del 2006, con un incremento evidente da ottobre, che ha portato la media mensile delle chiamate da 35 a 40, di cui il 25% di codice rosso.
“Come cittadino, prima che come volontario, – afferma a proposito Giovanni Quatraro, presidente dell’associazione La Luce, convenzionata con il 118 – mi corre l’obbligo di ringraziare i medici che accettano di prestare servizio nella nostra postazione, anche senza la figura dell’infermiere”. Una conquista, quella del medico, che è giunta a distanza di oltre due anni dall’attivazione della postazione 118 nel gennaio 2004 e dopo un’estate di proteste e polemiche: “Grande merito – spiega Quatraro – va al responsabile 118, Mario Balzanelli, che ha voluto la medicalizzazione, tenendo conto che, sulla base dei rilievi fatti sul territorio prima che il 118 partisse nella provincia, Laterza risultava essere sede di una postazione con medico, per l’estensione del territorio comunale e per la presenza di popolazione rurale. La ferma convinzione di Balzanelli più la tenacia del nostro sindaco Cristella e di molti altri concittadini hanno permesso di avere il medico e questo ha incrementato i nostri interventi”. In servizio oggi ci sono 25 volontari dell’associazione, tutti muniti del titolo di autisti soccorritori, a questi si aggiungono altre sei persone assunte part – time, per garantire una presenza costante in postazione. Tre i turni nell’arco delle 24 ore, programmati secondo la disponibilità di ciascuno, e solo quando si ha la certezza di poter garantire la propria presenza. In ambulanza, poi, insieme al medico, salgono due volontari ogni volta che l’emergenza chiama: l’autista e il soccorritore. Il parco macchine, alloggiato nel Poliambulatorio di via La Malfa, consta di tre ambulanze, due del 118 all’avanguardia, un’altra, la più vecchia, usata solo per i trasporti di malati. Ma è proprio da questa macchina, datata 1994, che comincia la storia de La Luce nel settore socio – sanitario: nata per il recupero dei tossicodipendenti, l’associazione, oggi onlus, si votò poi alla “missione ambulanza” per colmare una lacuna strutturale del paese, chiamando a raccolta tutti i cittadini. Fu allora che cominciò anche la ricerca dei volontari. Alla chiamata risposero il presidente Quatraro e il vice Fedele Mele. “Io mi trovo qui – racconta Quatraro – perché quando partimmo c’era bisogno di un centralinista. Poi un giorno, per intervenire in un incidente stradale, il personale non era sufficiente e salii sull’ambulanza, l’impatto fu forte ma resistetti”. “Anch’io sono nell’associazione dall’inizio, – continua Mele – ho cominciato da fidanzato ora continuo ad occuparmene da marito e padre. Perché? Perché credo nel volontariato come beneficio che si offre all’intera collettività. Anzi, ben vengano nuovi volontari, magari i pensionati che potrebbero offrire il loro tempo per una nobile causa!”. Già, i “nuovi”. L’associazione è ben lieta di accoglierne, ma non è facile affrontare un servizio così particolare: “Ci vuole stomaco – dice senza mezzi termini Rosalisa Leogrande, responsabile del servizio 118 – bisogna essere in grado di sopportare il sangue ma anche essere capaci di distacco. Quando intervieni ti si presentano situazioni pietose, e non devi farti coinvolgere, non è facile però uno se ne rende conto quando si trova sul luogo. Poi è l’impatto che ti rende più forte”. Dal 1994 ad oggi, dalla prima sede in un garage di via Col di Lana ad uno spazio attrezzato del Poliambulatorio, La Luce ha fatto molta strada. Non solo nel campo sanitario, ma anche in quello della Protezione civile, per la quale i volontari hanno partecipato a diverse manifestazioni: dalle Olimpiadi di Torino 2006 al soccorso per il deragliamento del treno a Palagiano nel 2005, dall’alluvione di Palagiano e poi di Castellaneta Marina al convegno eucaristico a Bari nel 2005 con la presenza del Papa. Senza dimenticare i Giochi del Mediterraneo, l’ambulanza allo stadio per la partita domenicale e l’accompagnamento degli anziani in estate per la campagna “Sempre verdi”. Ma delle tante esperienze che hanno contraddistinto questo decennio di servizio ambulanza, una su tutte è quella che ricorda la responsabile Leogrande: “Fummo allertati, insieme all’ambulanza di Castellaneta (l’ambulanza laertina era solo di supporto alla rete 118 provinciale) per un’intossicazione di funghi verificatasi a Ginosa. Arrivati, un vicino ci chiamò in preda al panico perché la figlia stava per partorire. Senza neanche avere il tempo di rendercene conto, nacque Francesca, la più bella esperienza in questi anni”. Una “luce”, degna del nome dell’associazione, in mezzo a tante “situazioni pietose”.wp:paragraph –>